26 novembre 2010

Into the wild

Torno, dopo una lunghissima assenza, su questo blog e l'argomento sarà... il cinema (che novità!).
Mi capita qualche giorno fa di trovare il film di Sean Penn "Into the wild" in televisione e riguardarlo è sempre un enorme piacere.
Figlio di famiglia benestante, ma anche totalmente disfunzionale, Chris Mccandless è un giovane 20enne che decide di lasciare famiglia, amici, "cose, cose, solo cose", per vivere una grande avventura, alla riscoperta delle cose essenziali e di se stesso: un viaggio in Alaska.
Pochi bagagli, la sua auto e pochi denari (che abbandonerà lungo il tragitto), Chris è pronto ad affrontare il suo viaggio, visto come una rinascita: da quel momento, non sarà più Christopher, sarà Alexander Supertramp.
Gli incontri con tante tipologie di persone accompagnano il suo viaggio: una coppia hippie, un agricoltore, un signore anziano e tanti altri insegnano qualcosa ad Alex, che lui custodisce gelosamente nel proprio cammino....lui stesso combina qualcosa di buono, portando scompiglio tra le persone che incontra e lasciando dentro di loro un ricordo forte e duraturo.
La fine non posso raccontarla, tradirei me stessa se la dicessi.
Il film è una forte accusa contro la società consumistica (è ambientato negli anni 90, ma credo fortemente che questa critica possa essere portata anche nella nostra attualità), che richiede agli individui di apparire, di avere e sempre meno di essere. Alex è stufo di tutto ciò, stufo di una famiglia formata da bugie, rabbia e rancori e decide di lasciare tutto, credendo che la felicità e l'armonia si trovano non solo nei legami con le persone, ma nelle piccole e semplici cose che il mondo e la natura offrono.
Il suo viaggio corrisponde a una nuova fase della sua vita: rinascita, adolescenza, età adulta e infine vecchiaia. Gli incontri con gli svariati personaggi e le esperienze che lui vive si incastrano perfettamente con queste fasi.
Una cosa sorprendente che ho notato è la fortissima carica di energia e amore che Alex lascia dietro di sé: le persone che lascia sono toccate e profondamente commosse ogni volta, come se quel ragazzino con la sua voglia di fare e di buttarsi in questa avventura sia in grado di ridare un senso o una svolta positiva alle loro vite (la coppia hippie in crisi si riappacifica, il vecchio solitario dopo la morte di moglie e figlio ritrova la voglia perduta di vivere il mondo..).
Alex stesso, a fronte di questi nuovi incontri, impara una lezione importantissima: la felicità è bella se condivisa con qualcuno... e nonostante le sue rabbie e le sue frustrazioni, si rende conto di sentire una immensa mancanza della sua famiglia.
Un film altamente introspettivo e filosofico (sembra incredibile che Sean Penn sia alla regia di un film così delicato) che non può non lasciarti qualcosa, qualsiasi cosa dentro...un film che forse dovrebbe aiutarci a capire che non tutto si può basare sull' "avere" (soldi, potere, successo, ma anche "cose, cose, solo cose"), ma che bisogna imparare a sviluppare l' "essere".
Un mio personalissimo applauso a Emile Hirsch, l'attore che interpreta il giovane protagonista, che non ho mai visto recitare in alcun film, ma che ho subito adorato dalle prime scene!
Morale della favola: se non avete ancora visto questo film, o se lo avete già visto, guardatelo, riguardatelo, ma non solo con gli occhi! Usate la testa, il cuore, tutto ciò che è a vostra disposizione per entrare in questo film.

20 marzo 2010

Fuori dal gregge!!

Sembrerà un'idiozia quello che sto per scrivere, ma in fondo io non lo credo tale...
Noi giovani, o per lo meno la maggior parte, siamo fatti più o meno così: c'è il periodo in cui sogniamo, in cui puntiamo in alto, in altissimo, dove ci diciamo "ecco, io sarò così, e farò così e scriverò questo e quello..."
Poi, eccola che arriva: la realtà del mondo VERO! A quel punto, ogni nostra convinzione comincia a scricchiolare e nella peggiore delle ipotesi, a cedere e cadere rovinosamente...quindi addio ai bei sogni, ai castelli per aria!
L'università è proprio questo: il ridimensionamento dei nostri sogni...il momento dell' "highlanderismo" crolla, o comunque si piega verso il basso.
Mentre nelle scuole superiori il pensiero viaggia e ancora non conosciamo che una piccolissima parte del mondo che c'è là fuori, con l'università la società è vista chiaramente e noi ci siamo spinti dentro a forza, affogando nel "mare dell'oggettività" (mi approprio di una frase di Calvino di forte impatto).
Questo è poi quello che accade: si comincia a non credere più troppo in sè stessi, forse quello che ci aspettavamo non corrispondeva alla realtà, forse quello che desideravamo non arriverà mai..e allora si tende ad uniformarsi, ad aspettare la giusta occasione, oppure ad arraffare la prima occasione migliore che ci tocca...
Poi, ci sono le persone che se ne fregano altamente degli ostacoli, hanno la consapevolezza che la realtà è dura, che non è più un mondo fatto di bambagia, ma nonostante tutto sono pronti anche a farsi il mazzo pur di raggiungere i loro obiettivi...
Sono convinta che è proprio da queste persone che bisogna imparare: seguire i propri sogni, sempre! Ognuno di noi può avere più di una aspettativa nella vita, può voler riuscire in più di un campo...mai mollare! Provarci sempre, scovare qual'è quella cosa che più di tutte ci risveglia e inseguirla, fino alla fine!
Si comincia sempre uniformandosi, anche perchè c'è bisogno di soldi, non si vive di soli sogni...però, alla fine di tutto...FUORI DAL GREGGE!!

(Questo mi è stato ispirato da una grande amica, che in una sola settimana mi ha fatto riscoprire il motore che mi ha spinto a frequentare l'università e che mi ha spronato con le sue parole a buttarmi in nuove esperienze, lavorative e non....un grazie speciale a te, cara Laura! ti auguro il meglio nella vita, te lo meriti veramente, sei una persona fantastica che ha vissuto forse più di tanti altri, che come me non fanno altro che vedere il bicchiere mezzo vuoto....tu lo vedi sempre mezzo pieno!)

13 marzo 2010

COSA SONO, ALLORA?

"Se l'uomo fosse costretto a cacciare gli animali per procurarsi il cibo, sarebbe sicuramente vegetariano".

E' con questa frase che apro il mio.....articolo? opinione? presa di posizione? Beh, quello che più vi piace...per me è una presa di posizione, anche al di fuori di questo blog.
Ormai l'uomo fa un largo consumo di carne e al banco frigo del supermercato ne trova di ogni tipo: pollo, manzo, vitello, maiale, tutti perfettamente puliti, incellofanati ed etichettati, pronti per il consumatore.
La visione che ci si pone davanti è solo parziale: il procedimento che c'è dietro è atroce e abominevole...se fossero più accessibili, penso che il consumo di carne sarebbe ridotto di molto.
Gli animali, tenendo fuori dal cerchio quelli da compagnia, sono considerati oggetti utili per l'uomo in ogni campo: dalla sperimentazione, alla vestizione e all'alimentazione. Questa visione specista dell'uomo è radicata da tempo e difficile da storpiare, causa ignoranza generale, vanità e falsa preoccupazione per la salute.
"Non sono come noi, quindi non è sbagliato mangiarli"; "gli animali non hanno coscienza, non hanno pensieri"; "gli animali sono inferiori", fino ad arrivare alla Bibbia, che considera bestie e uccelli oggetti manipolabili dall'uomo: queste sono alcune delle frasi più sentite sugli animali.
Contrariamente ad ogni credenza, gli animali soffrono, provano ogni genere di emozioni, si divertono. Non avranno una coscienza della loro vita come l'uomo, ma sanno di vivere in quel momento, anche se non hanno progetti per il futuro...
Da poco tempo ho intrapreso la strada verso il vegetarianesimo perchè sono stufa di rendermi complice degli eccidi e delle barbarie che vengono commessi giornalmente verso gli animali.
Per soddisfare il nostro palato, per renderci soddisfatti del nostro pranzo queste povere bestie subiscono ogni tipo di crudeltà, prima ancora di finire al mattatoio.
Polli tenuti tutti insieme in gabbie piccole, sottoposti a stress e ansie, forzati a mangiare per crescere in tempi infinitamente brevi rispetto al loro ciclo naturale, spesso e volentieri subiscono la pratica dello "sbeccamento", ossia il taglio della parte anteriore del becco.
Galline ovaiole costrette a covare anche più del normale in gabbie scomode e fatte di fil di ferro, senza rispettare il giusto ambiente.
Vitelli che, per mantenere la carne bianca e tenera che vediamo nei supermercati, vengono tenuti anemici apposta, in una gabbia strettissima che non gli permette movimenti, così da ingrassare prima, senza ingerire ferro, soli e tristi.
Mucche da latte a cui vengono strappati i vitellini per poter attingere da essa tutto il latte che sarebbe utile per i cuccioli...una madre che viene privata dei suoi figli non è una madre felice.
Di esempi ce ne sono a migliaia, tuttavia la solfa è sempre la stessa: animali rinchiusi, stressati, sottoposti a ritmi non naturali, stanchi, che si ammalano facilmente, non controllati, lasciati soli al loro destino...che non è certo dei migliori.
Le norme per l'uccisione di un animale prevedono lo stordimento con una speciale pistola che rilascia una scarica elettrica, che tramortisce l'animale evitandogli di sentire il dolore della morte..causa tempo e denaro, questa pratica è svolta troppe poche volte.
E' una catena di montaggio: gli animali vengono appesi a testa in giù ad un nastro trasportatore (ad alcuni si spezzano anche le ossa), se vengono tramortiti vengono poi uccisi...

Il vegetarianesimo è proprio questo: evitare inutili sofferenze a chi non se lo merita. Tramite una dieta sana ed equilibrata è possibile acquisire tutti gli elementi essenziali reperibili in altri alimenti che non siano la carne.
L'uomo non nasce carnivoro, l'uomo nasce onnivoro....la vita senza carne è possibile, ma l'ignoranza in materia, le abitudini e le tradizioni lo impediscono.

16 gennaio 2010

AVATAR

Ho scritto il titolo in grassetto perchè, se potessi, urlerei al mondo di andarlo a vedere!
Parto straprevenuta verso questo genere di film, comincio già a preparare la copertina con la camomilla...dopo i primi 10 minuti, lascio la copertina da parte, totalmente rapita da questo nuovo film di James Cameron!
La trama stessa è fantastica, ambientata nel futuro: Jake, ex marine, viene spedito su Pandora, pianeta ancora rigoglio di vegetazione, abitato da una tribù indigena, gli Omaticaya, che vivono in pace ed armonia.
Queste vengono turbate da un particolare gruppo dell' esercito americano, impegnato su quel fronte soprattutto per recuperare una pietra preziosissima, che vendendola, frutterebbe un sacco di soldi. Insieme a loro, si trova anche un gruppo di scienziati e ricercatori, guidati dalla professoressa Augustine. Proprio a questa squadra di scienziati viene affidato Jake.
La squadra si occupa di studiare gli Omaticaya e per farlo si serve degli Avatar, "robot" che somigliano in tutto e per tutto agli indigeni e al ricercatore a cui è affidato: entrando in una speciale capsula, lo scienziato è in grado poi di collegarsi con la mente al suo Avatar, diventando egli stesso un indigeno.
Durante un esplorazione, Jake si perde e per la prima volta entra in contatto con la figlia del capo degli Omaticaya; dopo una serie di eventi, Jake sarà accettato dalla tribù, ma nessuno di loro sa che fa il doppio gioco...
James Cameron si diverte con gli effetti speciali, che riempiono ogni angolo di questo film: dai personaggi della tribù, fino alla vegetazione, che non è ostile, ma buona e particolarmente affascinante allo sguardo... i colori sono brillanti, i particolari ben rifiniti, ma di tutto ciò, l'elemento che più mi ha colpito è proprio la Natura come divinità, quella natura di cui troppo spesso ci dimentichiamo l'esistenza, talmente ben valorizzata nel film che dovrebbe far venir voglia a tutti di diventare ambientalisti.
Il film tratta anche temi importanti: oltre all'ecologia, ci si può trovare anche tracce di colonialismo (vedi l'esercito americano che invade le popolazioni indigene per soldi)...naturalmente ogni interpretazione è libera e soggettiva.
Unica pecca? La durata: 162 minuti che rendevano il film a tratti lento e noioso.
Tuttavia, è stato impossibile staccarmi dallo schermo...chissà, forse un Avatar 2 sarebbe cosa assai gradita!

2 dicembre 2009

INDIGNATA

L'università ti apre la mente...a volte preferiresti tenerla chiusa.
Si rivela non un semplice emettitore di conoscenze, a volte apre gli occhi di fronte a determinate evidenze di cui non si era nemmeno al corrente!
E' strano, vergognoso e indecente come nel 2009 possano ancora essere effettuati esperimenti sugli animali...eppure è così! Solo in Italia si stima un numero di 3000 animali l'anno....cifra sicuramente inferiore rispetto alle centinaia di migliaia di conigli, rane, cani o topi usati trenta, quarant'anni fa, ma i tempi cambiano, di conseguenza ci si aspetta un cambiamento dei metodi...
che non avviene!
La risposta più ovvia a questa accusa sarebbe: "Grazie ai test sugli animali, la ricerca medica fa passi da gigante, molte vite umane vengono salvate"...e come dargli torto?
Eppure, gli esperimenti condotti sugli animali per la ricerca medica sono in numero infinitamente inferiore rispetto a quelli per la ricerca chimica, tossicologica e farmaceutica, senza contare gli esperimenti condotti nei centri di psicologia, nelle facoltà universitarie, come succede tuttora ad Oxford e Cambridge...
In questi casi, gli esperimenti risultano insensati, dato che è risaputo che l'0rganismo di un animale è completamente diverso rispetto all'0rganismo di un uomo e reagisce in modo diverso a determinati stimoli: negli anni 80, medicinali come l'Opren, che sugli animali hanno avuto risultati soddisfacenti, sono stati ritirati dal mercato perchè hanno causato numerosi effetti collaterali e 61 casi di morte sull'uomo.
Questo è solo un esempio degli errori compiuti nei laboratori, che ormai vedono gli animali come semplici strumenti su cui effettuare gli esperimenti più strani.
Senza contare gli innumerevoli esperimenti compiuti da psicologi, i quali risultati erano di un' ovvietà e di una scontatezza allarmanti: alle povere bestiole vengono somministrate scosse elettriche per le più svariate ragioni, vengono sottoposti a stati d'isolamento per verificare la loro reazione e il loro comportamento...penso che non ci fosse stato bisogno di sottoporre gli animali a così tante sofferenze per capire che un animale soffre di ansia, di attacchi di panico se resta solo.
Altri ancora vennero compiuto solo per risolvere curiosità scientifiche..animali come strumenti!
Un'altra risposta che mi si potrebbe dare è:"gli animali non sono come noi"...e quì c'è lo sbaglio!
Gli animali soffrono, come qualunque altro essere vivente, sono esseri coscienti, anche se non hanno prospettive per il futuro, provano comunque il dolore nel momento in cui gli viene somministrato...
Nel corso degli anni, queste pratiche sono diminuite largamente, sostituite da metodi tecnologici o simili...quindi, perchè non sostituire una volta per tutte gli esperimenti sugli animali, per lo meno per quanto riguarda cosmetici, shampoo, candeggine che non portano nessun beneficio, eccezion fatta per le industrie e le multinazionali, che ricavano un sacco di soldi dalla vendita di questi prodotti? Perchè non diminuire, piuttosto, il numero di questi prodotti?
Perdonatemi la scrittura sconclusionata e confusa, ma le emozioni spesso sono più forti della razionalità...grande pecca per un giornalista!

Fonti: P.Singer "Liberazione animale"
sito web "contro-mano"
lezioni di semiotica in università

Se avete tempo (e voglia), firmate la petizione della LAV contro gli esperimenti sugli animali...un piccolo gesto per risparmiare sofferenze inutili!

22 novembre 2009

l'uomo che fissa le capre

eccomi qua, fresca fresca di ritorno dal cinema...
giornata grigia...decidiamo di andare al cinema a vedere questo film...decisione azzeccata direi!
è la storia di un giornalista, Bob, che in una "pausa di riflessione" in Kuwait incontra Lyn, soldato di uno speciale corpo di pace dell'esercito degli Stati Uniti creato dal tenente Django, che sviluppa il potere della mente per battersi con il nemico. Dopo un momento di stordimento, Bob decide di seguire Lyn in Iraq...una serie di pericoli li porteranno ad imbattersi in Larry Hooper, antico rivale di Lyn, e a ritrovare Django...
Una storia assurda, completamente assurda, senza un senso...però coinvolgente, ritmata e ben recitata, supportata anche dal calibro di attori come George Clooney (è Lyn, soldato con poteri psichici), Ewan McGregor (il giornalista piantato dalla moglie alla riscoperta di sé stesso), Jeff Bridges (geniale e a mio parere superba interpretazione del tenente Django, un soldato-hippy che insegna la non-violenza) e Kevin Spacey (Larry Hooper, ottima interpretazione).
Con attori del genere tutto ci si può immaginare tranne che vederli ballare, stordirsi sotto l'effetto dell'lsd, uccidere capre con lo sguardo o salutare il sole che sorge...
Nonostante la leggerezza dei temi e i toni da commedia, il regista tocca comunque temi importanti come la guerra, anche se non vengono portati in primo piano.
E' un film che consiglio caldamente di vedere!

delusione

avrei dovuto scrivere di quanto è stato bello il tributo dei queen....e invece niente, cancellato o rimandato!
oggi sono in lutto.....